I fondi di investimento o fondi sono ottimi strumenti per quei risparmiatori che vogliono aumentare i propri capitali. Lo scopo è quello del mercato d’investimento: capitalizzare il denaro depositato attraverso un asset, che coinvolge il risparmiatore o fondista e la società di gestione. E fra questi due c’è poi la banca depositaria che protegge i titoli, autorizza l’uso delle liquidità e controlla la correttezza delle operazioni, secondo le norme della Banca d’Italia e dei regolamenti previsti.
Quali fondi esistono?
Fondamentalmente ci sono tre tipi di fondi, che il cittadino può scegliere:
- azionari: azioni oppure obbligazioni convertibili. Per questi vale la regola che più l’operazione è insicura, più può portare successo. Rispetto ai titoli semplici hanno, tuttavia, maggior bilanciamento del rischio. Infatti le componenti in gioco sono varie, fra cui obbligazioni ordinarie, titoli di Stato e liquidità tangibile.
- obbligazionari: obbligazioni ordinarie e titoli di Stato quali i BTP. Qui ovviamente i rischi sono pochi e ridotti sono anche i guadagni.
- bilanciati: sono fondi intermedi e si collocano a metà fra quelli azionari e obbligazionari.
Quali costi deve sostenere il risparmiatore?
Certamente i fondi sono una garanzia di incremento del proprio risparmio. Ma quali costi deve aver presente chi vuol diventare fondista?
- la commissione di sottoscrizione: o primo versamento, che spesso è inversamente proporzionale all’ammontare del fondo. Costano di più i fondi azionari rispetto a quelli bilanciati. I casi in cui non si paga la commissione è solo quella dei fondi no load.
- la commissione di gestione: il costo che si paga una volta all’anno o al semestre oppure al trimestre.
- l’extracommissione di performance: se il fondo rende bene, può esserci questo costo in più.
Per i fondisti che seguono pedissequamente l’andamento dei propri investimenti, la stessa Borsa Italiana pubblica i prezzi e le quote dei vari fondi. Da questi dati spesso si può evincere il rendimento del proprio fondo.
I maggiori fondisti nella società di oggi
Le statistiche riportate dagli analisti ci dicono che la classe imprenditoriale è quella più presente con quote che superano il 40%.
Il ceto medio, costituito da pensionati, commercianti, liberi professionisti, quadri e impiegati, preferisce investire per il 25%.
Più basso il dato degli operai, che intraprendono un’operazione simile con una quotazione sottostimata intorno al 10%.
Il rischio di impresa nei fondi
Investire nei fondi può essere certamente redditizio, anche se le perdite possono esserci e non sempre il rapporto fra rischio atteso e conseguito è nullo. Motivo, per cui, a volte scegliere dei fondi non è come scegliere cosa mettersi per uscire e alcuni investimenti come quelli del fondo JPM GLOBAL INCOME “D” DIST EUR di J.P. MORGAN, codicie ISIN lu0404220724 possono essere una certezza più di altri.
Ricordatevi che fare investimenti del genere senza un esperto è un potenziale pericolo. Un mercato come questo non si può apprendere consultando dei semplici siti web e solo un broker o uomini di fiducia possono esservi utili.
Infine mettete sempre in conto che il rischio d’impresa è una regola base, da cui non si può prescindere.